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Invito a Palazzo.
Mecenatismi

In occassione di CONTEMPORANEA VENTIVENTIDUE

Comune di Tagliacozzo

luglio 2022

Palazzo Ducale

ottobre 2022

Alfredo Pirri
Giulio Bensasson
Alice Paltrinieri
Antonio della Guardia
Eugenio Tibaldi

Invito a Palazzo. Mecenatismi è un evento incentrato sulla riapertura dell’edifico storico più importante della Città marsicana: il Palazzo Orsini-Colonna.

 

All’interno di un importante piano di recupero del Palazzo, promosso dal sindaco della città di Tagliacozzo Vincenzo Giovagnorio, la mostra Invito a Palazzo. Mecenatismi costituisce un momento privilegiato di confronto e di riflessione sul rapporto tra arte e committenza, conservazione e valorizzazione del monumento, inteso come spazio destinato, non solo a contemplare le opere d’arte del passato, ma piuttosto come luogo dove, grazie al confronto con i linguaggi artistici del presente, si possano generare nuovi significati e diverse letture della storia dell’arte.

Mostra

OPERE SITE SPECIFIC

ALFREDO PIRRI

ARIE PER PALAZZO DUCALE DI TAGLIACOZZO

PIUME D’OCA CONCIATE E COLORATE SU PLEXIGLASs COLORATO IN PASTA E VERNICI ACRILICHE, ACCIAIO VERNICIATO (110X210 CM)

Il titolo dell’installazione fa riferimento alla combinazione fra un’opera del 2015, pensata come chiusura stabile di una delle finestre del Palazzo d’Avalos di Procida che guarda il golfo di Napoli e la sua attualizzazione, qui a Tagliacozzo, dove, al contrario, lo sguardo del visitatore sarà concentrato verso l’interno del palazzo durante il suo restauro. Uno sguardo solo lievemente interrotto dal frusciare disordinato di piume semitrasparenti che ne disturbano la vista portandogli alla memoria lo sguardo trasognato che un tempo avrà caratterizzato quello di chi vedeva intorno a sé pareti ricoperte da un trionfo pittorico ormai fuggito via con un volo rapace che si lascia dietro solo tracce piccole e pennute come quelle di un uccello in fuga.

Una pittura parietale dipinta da un uccello variopinto o da un angelo, forse venuti a trovarci cercando riparo stabile sopra le mura di pietra del palazzo facendosi pittura e che, ora, scacciati da noi che non gli abbiamo saputo garantire la giusta durata, sono scappati dalla loro casa naturale lasciandoci un ricordo su una barriera invisibile come un cristallo, una materia trasparente come l’aria ma solida come la realtà. Far conoscere il Palazzo Ducale vuol dire (anche) creare sguardi inediti e inattesi. Nuovi orizzonti per chi lo vede la prima volta e per chi lo conosce già. Bisogna aprire ad entrambi uno sguardo differente rivolto a quello che accadrà in futuro nelle sue stanze e mettere in relazione chi ci lavora dentro per restituircelo e chi lo frequenta momentaneamente per questa mostra.

Alfredo Pirri

GIULIO BENSASSON

RALLÉGRATI

FREEZER, CUT FLOWERS, AROMA DIFFUSER

Un frigorifero abbandonato nel Palazzo Ducale diventa reliquiario che custodisce e conserva dei gigli bianchi: fiori, simbolo di purezza e castità, che da sempre accompagnano le rappresentazioni dell’annunciazione.
Il frigo mantiene “vivo” il simbolo, ormai sedimentato nell’immaginario comune, richiamando però un’estetica del falso, del non naturale, che sottolinea la crescente distanza che separa la nostra cultura dalle sue radici cristiane.

Ad accogliere l’osservatore nella cappellina c’è una forte fragranza di fiori emanato da un diffusore di aromi sintetici. Anche qui la figura del divino è rappresentata con il suo doppio artificiale: nelle sacre scritture, lo Spirito di Dio è spesso associato al profumo e al sollievo che trasmette; nella contemporaneità il profumo è un mero espediente per coprire il nostro fetore di esseri mortali. I simboli, così come i valori, sono ormai svuotati del loro potere morale e ci si presentano oggi come ombre evocative di una cultura vetusta fatta di tradizioni e riti collettivi che si assolvono senza spirito critico.

Ogni cosa nella stanza è immobile. Ogni cosa richiama un tempo sospeso: gli affreschi sopravvissuti ai decenni; i fiori surgelati e il ronzio costante del frigorifero; il profumo sintetico di fiori sempre uguale, che non conosce stagione; gli insetti morti sul pavimento.

Giuli Bensasson
Alice Paltrinieri

ALICE PALTRINIERI

IO SONO QUI

La cappella del Palazzo Ducale è completamente al buio e al centro della stanza una testa rotante con una luce spot si muove a 360 gradi rivelando parti di affresco.
La testa rotante è collegata allo smartphone dell'artista che tramite un’ applicazione genera un flusso costante di dati relativi alla posizione geografica, seguendo quindi in diretta i suoi spostamenti nello spazio per tutta la durata della mostra.

Le coordinate dell'artista continuamente registrate determinano così le zone di affreschi visibili allo spettatore nella cappellina, il quale si pone in una situazione di attesa e di scoperta dettata da altre situazioni casuali e non, incontrollabili da parte sua.
Il fascio di luce tondo si muove nel piccolo e prezioso spazio illuminando panneggi, volti e decorazioni creando un’immagine scomposta, proibendo la sua visione di insieme, spogliandolo della sua storia e invitando il visitatore a ricomporre un immaginario nuovo, personale ed intimo.

Questa tentativo di generazione di immaginario e di un luogo altro, ha permesso all'artista di mettere in connessione luoghi distanti tra loro - costante della sua ricerca, e di tentare di controllare il fruitore e l’opera tentativo è evidentemente fallito in quanto impossibilitato da un susseguirsi di eventi casuali.

ANTONIO DELLA GUARDIA

SENZA TITOLO

Il lavoro pensato dall'artista per la cappella del Palazzo Ducale di Tagliacozzo, si concentra sull’analisi del misterioso artista degli affreschi.

Ritratto presumibilmente sulla parete sinistra della cappella, nella storia dell’Adorazione dei Magi, la sua figura non ancora classificata da diversi studiosi, continua ad alimentare molti dubbi. In mancanza di fonti attendibili, Fernando Pasqualone nel libro Il palazzo Ducale di Tagliacozzo, inventa il suo nome classificandolo come il Maestro di Tagliacozzo.
Sulla base di questo enigma della cappella, l’intervento dell'artista è quello di creare un secondo livello di mistero, innescando un rapporto di introspezione visiva con l’artista ritratto. Un lavoro mirato a ribaltarne la temporalità e le funzioni dello sguardo, in cui l’artista-spettro abituato ad essere guardato si muterà in colui che guarda.

Antonio della Guadia
La Cappella - De Simone
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