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Art Crossing

Roma

Parco Appia Antica
Santa Maria Nova

OTTOBRE 2022

GIUGNO 2022

Giulio Bensasson
Flavio Favelli
Diego Miguel Mirabella
Lulù Nuti
Alessandro Piangiamore
Namsal Siedlecki

Per un artista contemporaneo le modalità di realizzare un’opera all’interno di un sito archeologico possono essere diverse e più o meno efficaci, ma di rado l’artista riesce ad entrare nel cuore del suo Genius Loci. Le sue opere risultano spesso - ma non sempre - un sorta di “corpi estranei” avulsi dalla natura e dal significato profondo del contesto.
Per riflettere su questo tema ed offrire agli artisti l’opportunità di poter dialogare sullo stesso piano con gli archeologi del parco dell’Appia Antica, secondo le modalità curatoriali di Spazio Taverna, che prevedono la contaminazione tra professionalità diverse, il progetto Art Crossing ha creato i presupposti per sviluppare un dialogo reale ed una collaborazione tra gli archeologi responsabili del sito e gli artisti invitati.

Le opere sono il frutto del lavoro dei 6 artisti invitati alla mostra: Flavio Favelli, Diego Miguel Mirabella, Lulù Nuti, Giulio Bensasson, Alessandro Piangiamore e Namsal Siedlecki. Artisti di diverse generazioni che hanno proposto diverse visioni e interpretazioni del materiale storico, immaginifico e archeologico del parco.

Flavio Favelli e Diego Miguel Mirabella rileggono il concetto di rovina creando opere che riscrivono e reinterpretano le narrazioni tradizionali del Parco. Favelli aggiunge alle rovine romane e medievali un’opera di archeologia moderna: si tratta di un grande pannello, dipinto con etichette di un’acqua minerale Appia, bibite Appia Pack e Alitalia Palmolive.
Mirabella presenta una lastra di travertino sulla quale sono incise con tecnologia laser mappe di incroci di decori che raccontano la storia dei confini dell’Impero romano. Piangiamore lavora all’interno del complesso museale di Santa Maria Nova a stretto contatto con i reperti, installando sette sculture in cristallo animate da luci e modificate da un controllo remoto che in maniera randomica ne stabilisce il colore e l’intensità.

L’opera di Nuti riproduce un girasole attraverso un calco in micro ceramica. La scultura, a grandezza umana, è allestita con un sensore che riconosce la presenza del visitatore, ruotando per seguirlo come se fosse il proprio sole.
Bensasson presenta una colonna collocata su un piedistallo alta tre metri, composta da fiori e cera al posto del marmo, progettando una rovina destinata alla decomposizione.

Infine Siedlecki riflette sul processo di trasformazione della materia da organica a inorganica, presentando delle reliquie in vetro realizzate con le ceneri di un lupo cremato.

Grazie a queste opere gli artisti si assumono la responsabilità di relazionarsi con l’ingombrante peso della storia e dell’archeologia all’interno della città di Roma, entrando in risonanza con un luogo millenario per restituirgli una funzione.

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